Così avviene per ogni Arte, perché innanzitutto «la Vita è Movimento». Non importa se si tratta di correre o danzare o di praticare un’arte marziale: le regole di Grammatica sono sempre le stesse, occorre conoscerle affinché ogni nostra azione sia consapevole. Il maestro Delio Murru, da bravo Maestro, nel suo lavoro di prossima pubblicazione, prima di spiegarci in maniera precisa e dettagliata la Forma Baguà, ci indica in breve le basi fondamentali della Grammatica del Movimento.

Non si tratta solo di questo, c’è di più: Muriel Barneby, nella sua «Eleganza del Riccio» sottolinea: «Credo che la Grammatica sia una Via di accesso alla Bellezza: quando parliamo, quando leggiamo, sappiamo riconoscere una bella frase o uno stile elegante, ma quando si fa grammatica si accede ad un’altra dimensione della bellezza. Fare grammatica serve a selezionarla, guardare come è fatta, guardare come è nuda, in un certo senso risulta chiaro che la grammatica è un accesso alla struttura e alla bellezza del linguaggio, non è solo roba che serve a cavarsela in società.»
Delio Murru, che è un buon Maestro, con questo lavoro ci mette in condizione di apprezzare propriocettivamente la Grammatica del Movimento e quindi di entrare nella bellezza di una forma antica di millenni.

Il nostro riferimento alla «Eleganza del Riccio» non è casuale. In Cina lo studio del movimento si è sempre fondato sulla osservazione degli animali, nel senso che ogni animale ha una sua qualità interiore:tigre, orso, fenice, airone, drago… Il filosofo nostrano Friedrich Nietzsche aggiunge un animale insospettabile: il Riccio, perché ha una abilità unica: la «Coerenza».
Ed è questa la prima fondamentale raccomandazione di Delio Maestro: «Mantenere sempre la coerenza posturale», cioè la connessione, quindi resettare costantemente l’attenzione sulle basi fondamentali di grammatica. La più grande difficoltà del discente infatti non è nell’apprendere una corretta postura, ma nel saperla mantenere durante tutta la pratica.

Nelle Arti interne cinesi la Grammatica del Movimento viene indicata come «Nei Gong», che viene generalmente tradotto con «Lavoro Interno». Nella nostra lingua occorre però una precisazione etimologica: il termine «Lavoro» infatti viene di solito inteso come dal latino «labor» e percepito come «Fatica» (a Napoli si va a 'fatigà'), invece può derivare dal greco «Poiesis», cioè «fare, manipolare l’argilla»,  che poi in latino sarà efficacemente tradotto con il termine «Ars». Quindi «Nei Gong» è in realtà da connotarsi come «Arte (azione) interna».
Questo distinguo diventa importante per carpire l’essenza dell’Insegnamento del Bagua, per noi un po’ ostico in occidente perché addestrati al concetto biblico di «Creatività» che inevitabilmente sposta l’ attenzione dalla «Azione-Forma» all’«Attore-Autore» e in più inserisce l’dea di «Sacrificio», cioè di «Fatica». Mentre, Delio ripete, la regola in Natura è «Meno fatica massima efficacia».

Nel termine «Nei Gong» si custodisce un’altra regola segreta: la rinuncia al proprio atteggiamento Egoico. Si dice: «Sospendere ogni giudizio e opinione», o per dirla alla maniera cinese: «Svuotare la tazzina». Questo concetto a noi occidentali potrebbe risultare difficile per via del progresso tecnologico che ha spostato la nostra nozione di «tecnica» da un atteggiamento attivo a un comportamento passivo. Nella «Poiesis» greca, come nel «Nei Gong» cinese, l’autore non è altro che un mezzo degli dei per veicolare l’intenzione dell’universo (nel taoismo «Wu Wei», «Non Azione»), ma contemporaneamente è a conoscenza («Gnosis») della «Tekné», non quindi «Tecnologia».  Dice Aristotele: «La Tekné è il mezzo per raggiungere un fine, che è la Salute , che a sua volta è un mezzo per raggiungere il bene supremo La Felicità». Quindi la grammatica è un «mezzo», non un «fine», per raggiungere la bellezza della forma.

Il Maestro Delio ci mostra allora come con un qualsiasi gesto abbia in sè tre fondamentali elementi in dinamica interconnessione tra loro. È il principio dell’ «Yi-Qi-Li», ovvero: «Prima parte l’Intenzione, poi segue l’Energia, infine arriva il Corpo». Se solo uno di questi tre elementi non è presente nessun gesto avviene. Insomma, ogni atto consapevole inizia dall’ «Yi». Per un praticante di Arti Interne infatti sarebbe il colmo trovarsi a dire: «Oh, scusa! Non ne avevo l’intenzione.»
Ed è ovvio che l’Intenzione deve essere assolutamente buona. (Persino il Maestro Gesù sottolineava che lo «Spirito» deve essere «santo»). Il nostro Gran Maestro George Xu ci ripete spesso che lui «non insegna ad un criminale». In più nelle forme di Tai Ji troviamo spesso immagini fantastiche che corrispondono a 'feroci' atti marziali, ad esempio «l’unicorno offre il libro della saggezza», o , anche «la fenice svolge le ali», «afferrare la cosa del passero», «il leone gioca con la palla»...  

Ecco quindi, per riassumere, che questo il Tai Ji Nei Gong si fonda su principi esatti: «l’intenzione di bellezza»., « la coerenza del riccio»., «Meno fatica massima efficacia»., «Svuotare la tazzina»., «Vigile attenzione». Solo così possiamo passare alle regole fondamentali di Grammatica. Queste sono sempre presenti, in ogni nostra azione quotidiana, tanto che il Maestro George Xu sottolinea continuamente che «Il Nei Gong lo si fa 24 ore al giorno». Il nostro corpo infatti non è stupido e tende a ripetere automaticamente ciò che trova piacevole e poco faticoso. Quindi, una volta acquisito il movimento, quando si troverà ad esempio a chinarsi per raccogliere una forchetta, o ad allungarsi per prendere un libro, lo farà nel modo più efficace, meno dispendioso e più salutare possibile.

LA MAPPA DEL TESORO



Regola n.1: IL FILO A PIOMBO
“Tra tutti gli animali, solo l’uomo cammina su due zampe: ha i piedi a terra e la testa tra le nuvole.”
Due sono le forze su cui si regge il mondo: la Forza di Espansione e la Forza di Gravità. La prima ci spinge in alto verso il cielo, la seconda ci tiene attaccati alla terra.

Il Cielo: « Per mettere il filo a piombo portiamo innanzitutto la nostra attenzione alla testa. Immaginiamo che sia come sospesa, attaccata al soffitto con un filo.»
Possiamo anche immaginare di essere dei Re e di mettere sulla testa una pesante corona strapiena di rubini e smeraldi (o se preferite essere una vecchia ciociara che porta una cesta piena di frutta e verdura sul capo). Questa immagine aiuta a stare ben dritti, cioè a spingere in alto il sincipite e non alzare invece il mento. Perché se la corona casca a terra il Re perderà il suo regno (oppure se casca a terra la cesta con frutta e verdura la contadina non arriverà al mercato).

La Terra: «Ora portiamo il pensiero all’interno facendolo scendere verso le vertebre cervicali, e camminandole una per una per giungere alle dorsali e poi alle lombari fino al coccige, che è la nostra coda. Allora ancoriamola a terra.»
Ecco che sentiremo come se dentro il midollo passasse una linea dritta, un raggio laser che unisce lo zenit del cielo al centro della terra. Questo è il nostro filo a piombo. Infatti «la prima cosa che fa il buon muratore è mettere il filo a piombo, poi costruisce quel che gli pare, purché sia dritto».

Regola n.2. IL CENTRO
Applichiamo ora il famosissimo Teorema di Lavazza: « Più lo mandi giù più ti tira su«». Immaginiamo due vettori che partono dal Centro, uno va verso il basso, la Terra, uno va verso l’alto. il Cielo. Consideriamo che in fisica ogni massa ha un suo centro di gravità. Ovviamente il nostro centro di piccoli uomini è assai minore di quello del globo terrestre, ma facendo attenzione e restando connessi riusciamo a prendere consapevolezza del nostro reale centro di gravità permanente.

«Incominciamo a portare l’attenzione alle teste del femore che sono come delle sfere. Piano piano, attirati naturalmente verso il basso, le lasciamo cedere in modo che ruotino all’esterno. Sentiremo che automaticamente le arcate del piede si solleveranno come se i piedi volessero aggrapparsi alla terra.»
Le teste del femore, o meglio le due articolazioni coxo-femorali (gli acetaboli) sono gli ammortizzatori del corpo. Questo passaggio è fondamentale per togliere peso e non irrigidire muscoli e articolazioni di ginocchia e calcagni. Sempre tendendo il filo al cielo e l’ancoraggio a terra, Il corpo comincerà ad avere un lavoro fluttuante. Immaginiamo quindi che il nostro centro di gravità si localizzi due dita al disotto dell’ombelico verso l’interno, scopriremo come di fatto siamo allo stesso tempo leggeri e pesanti, possiamo muoverci elasticamente e senza alcuna fatica.

Regola n.3: IL CAVALLO ,
cioè l’Arco inferiore e La posizione MA BU
“Tu puoi essere un cavaliere forte e coraggioso, ma dove vai se il cavallo non ce l’hai?” Nella cultura cinese il cavallo permette di muoverti nello spazio. In occidente possiamo intendere il nostro cavallo come il cavallo dei pantaloni.
Per creare l’arco inferiore e quindi avere un buon cavallo portiamo l’attenzione agli ischi (vedi figura). Questi sono due ossa fatte ad anello che chiudono in basso il bacino, Per prenderne coscienza , poggiamo orizzontalmente le due dita indice sotto la piega dei glutei, quasi a afferrarle tra natiche e cosce. È come quando ci sediamo su una sedia. Notiamo che andando a cavallo si estende e si rilassa il dorso.

Gli ischi sono due anelli forati alla base dell’osso iliaco e sono legati tra loro dalle ali iliache, appartengono anatomicamente all’osso iliaco che insieme all’osso sacro e al coccige rappresentano l’anca. Anteriormente abbiamo il pube.
Gli ischi, spessi e robusti, si prolungano in basso e presentano una possente superficie, «tuberosità ischiatica», che regge il peso del corpo in posizione seduta. L’ischio è un osso pari e simmetrico che prende contatto con il pube formando un’articolazione denominata «sinfisi pubica». Ed è proprio là che noi non andremo ad agire allenando la apertura e la chiusura degli ischi.

Accade che stringendo f ischi, e quindi provocando il restringimento della sinfisi pubica, (ovviamente mantenendo la schiena allineata) in modo automatico si avvicinano le due ossa degli ischi, si allarga l’ala sacro-iliaca e si aprono le teste del femore (articolazione coxo-femorale). Il risultato di questo movimento sarà un’apertura dei femori e la creazione dell’ arco inferiore (il cavallo). Possiamo notare che l’arcata plantare aumenterà togliendo il peso dalle gambe e liberando da ogni tensione la muscolatura. Intanto, mentre le teste le femore e del bacino si allargano, la schiena si arrotola estendendosi.

Regola n.4: MANI IN PREGHIERA
cioè parliamo dell’arco superiore
Abbiamo quindi allineato l’asse contrale («Zhong Ding») e creato l’arco della colonna, poi avvicinando gli ischi («stare seduti sulle nuvole») abbiamo creato l’arco inferiore («il cavallo»).
Ora dedichiamoci a creare l’arco superiore.
Solleviamo le braccia formando un triangolo mantenendo la posizione. (Attenzione a non stringere le spalle). Per tirare tutte le braccia in avanti agiamo («yin-yang») spingendo il dorso indietro, come se volessimo appoggiarci alla spalliera di una sedia. Le costole si arrotolano.
Appoggiandoci sul dorso incominciamo ad aprire i gomiti verso destra e sinistra mantenendoli alla stessa altezza e formando così un cerchio all’interno. Ruotiamo quindi gli avambracci per portare le mani in preghiera con le dita verso l’alto, come tenendo una pressione tra le mani.

A questo punto generiamo continuamente una forza avanti/dietro, destra/sinistra ( oltre all’alto/basso che nel frattempo non avremmo dovuto perdere). Notiamo come spingendo in avanti la forza diminuisce nei lati e aumenta avanti e indietro. Facciamo attenzione alla spinta dietro la schiena, aprendo il corpo aiutiamo le costole ad aprirsi
Quando poi allunghiamo di nuovo le mani spingendo dalla schiena verso punti opposti. le costole si arrotolano in avanti. In questo modo iniziamo a sviluppare il lavoro delle costole e a creare la nostra sfera.

Regola n.5: CREARE LA SFERA,
le sei direzioni
Nella realtà noi non siamo il disegno di un fumetto, cioè non siamo su un piano ma un volume. Oggi questo concetto ci sembra facile, eppure per calcolarlo in geometria c’è voluto Cartesio con i suoi assi cartesiani: alto/basso, avanti/indietro, destra/sinistra.
«Mentre se stava steso a letto a riposare, Renato Cartesio si ritrovò con una mosca sul naso. Allora iniziò a calcolare la distanza tra la mosca, le pareti, il pavimento e il soffitto. Scoprì così gli assi cartesiani.»
A questo punto della nostra grammatica Nei Gong possiamo «creare la sfera»

Ripetiamo tutte le fasi di preparazione così come finora descritto: 1 Mettiamo il filo a Piombo, immaginiamo di avere un filo che ci lega al cielo e alla terra e creiamo l’Alto/Basso. 2 Sediamoci sulle nuvole immaginando un filo che lega il dorso alla parete alle nostre spalle, poi un filo che lega il nostro ombelico a quella davanti: Avanti/Indietro. 3) Mettiamo le mani in preghiera, immaginiamo che dalle anche e dai gomiti parta un filo che ci lega alle due pareti laterali: a sinistra e a destra.
Ora rilassiamo le braccia e immaginiamo di abbracciare un albero, come a disegnare una sfera intorno a noi . Questo è il nostro spazio vitale, che possiamo allargare o restringere a piacimento, abbracciare tutta la stanza o proteggere un bimbo e… «Non passa lo straniero!».
In questo modo abbiamo sempre la forza in tutti i punti.

Regola n.6: LE POSIZIONI
cioè dalla postura del cavaliere alla posizione otto
Dalla posizione del cavaliere detta «Ma Bu» così come descritta al punto 3 prendiamo ora la posizione «Ba», che in scrittura cinese vuol dire «8». Allargando gli ischi dalla sinfisi pubica le teste dei femori ruotano all’esterno e le ginocchia si avvicinano sempre in maniera rilassata (non bisogna perdere mai il cielo!). Facciamo in modo che le ginocchia rimangano sempre elastiche e possano così sostenere senza fatica il peso del corpo rimanendo comunque ancorati a terra.
Le anche e le ginocchia sono gli ammortizzatori del corpo. Da qui nasceranno tutte le posizioni.
Ruotando colonna e bacino verso destra e sinistra ci ritroveremo in posizione «Xu Bu», estendendo la gamba posteriore formeremo la posizione «Cong Bu». (ndr: Delio aiutami tu, aggiungi tutte le altre se necessario)

Il prossimo passaggio sarà la rotazione della colonna per formare il palmo del Drago e apprendere il gioco delle Spirali («San Su Shi»), ma qui inizia il divertimento e per divertirsi veramente non resta che provare. Il perché è semplice: «Una capriola non si può imparare a parole»
.Grazie alla Conoscenza di queste regole fondamentali di Grammatica del Movimento possiamo acquisire Coscienza del nostro corpo e raggiungere finalmente quella ConsapeVolezza che ci permetterà di accedere alla Bellezza della Forma. Buon lavoro, cioè:
Buon Divertimento

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LA GRAMMATICA DEL MOVIMENTO

Riti di Salute - Premessa

Rito 3 - Qi Gong "Bicycles" premessa

Corso Video Nei Gong

SOMMARIO

1- Rito 3 - Qi Gong "Bicycles" premessa
2- Rito 3 La musica: Broken Bicycles/Junk
3- Rito 3 Il Qi Gong e la Visione 
4- Rito 3  Qi Gong di Broccato
5- 
Rito 3 di Broccato SCHEDA TECNICA
6- Rito 3 . Il Qi Gong e il Movimento
 
7- La Grammatica del Movimento - Nei Gong

Appendice: 1- Rassegna Bibliografica: Il Tai Ji e le Artiterapie // 2- Rito 3 Le Artiterapie e il Qi Gong   // 3- Riti di Salute - Il piano dell'Opera // 4-  ValDock e la legge di attrazione // 5- Ambiente abitativo e Salute // 6- Riti di Salute - Premessa // 7- Le Arti Interne di Val Dock // 8-TaiJi Qi Cong e Malattie Mentali // 9- il Bagua Zhang - SINOSSI //10- The Game e le Artiterapie

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GLI 8 RITI DI SALUTE

Rito 1- «Il Risveglio» Nei Gong 
Rito 2- Oration Nei Gong 

Rito 3- Qi Gong di Broccato

Rito 4- Controvento Yi Jin 
Rito 5- Dialogo gestuale
Rito 6- I palmi Ba Gua
Rito 7- Il Cavaliere e la farfalla
Rito 8- La danza degli elementi Tai Ji Quan

 il brano di musica "Broken Bicycles" /Junk indispensabile alla danza.

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il Maestro Marcello Giusti di Roma ci mostra come va praticato con esattezza la sequenza secondo i codici della medicina cinese.

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