"Nell'anno 1314 apparve una cometa verso settentrione, quasi alla fine del segno della vergine, durò più di sei semmane, secondo quanto dissero gli astrologi significò molte novità e pestilenze". Giovanni Villani in Nuova Cronica del 1348 racconta "l'angoscia, il terrore, i pentimenti" nati da una cometa apparsa nella notte di Bologna. Era la paura della fine del mondo.
L'uomo ha sempre avuto paura della fine del mondo. Immagino quel che accadde all'inizio dell'anno mille solo perché Gesù nei Vangeli aveva detto: «... mille e non più di mille». Significava la fine del mondo. Ogni secolo ha conosciuto profeti, maghi, scienziati, religiosi che hanno previsto l'apocalisse, da San Giovanni Apostolo a Gioacchino da Fiore , da Nostradamus ai Maya che l'avevano calcolata nel 2012 con la precessione degli equinozi.
Io non ho paura della fine del mondo. Malgrado tutto quel che sta accadendo, pandemia, guerre, cambiamento climatico, io non ho paura. Mi sembra strano ma "nun me passa manco p'a capa". Permettetemi: "mi gratto le palle" e guardo altrove.
Mi sembra strano perché proprio oggi, in questo periodo storico e climatico in cui da un momento all'altro può scoppiare una bomba atomica, proprio ora che posso toccare con mano cosa sarebbe la fine del mondo, io invece non mando un solo pensiero all'apocalisse.
Eppure se ne diventassi consapevole, se solo riuscissi a pronunciare ad alta voce questa parola: "Apocalisse", magari sillabandola, "apo - kalys - psis", riuscirei a cogliere il suo vero significato.
"Apokàlyspsis" è una parola magica. Dal greco: Apo e kalýptō. Significa "da ciò che è nascosto", o meglio: "un gettar via ciò che copre". e ancora: "un togliere il velo, disvelamento". In pratica significa "Rivelazione". Quale. «La fine del mondo è anche l'inizio di un nuovo mondo». Posso immaginarlo ancor più catastrofico, una sorta di day after profetizzato da Einstein, ma posso anche sperarlo il più bello che possa esistere, insieme» come profetizza Papa Francesco.
Allora! Che cosa aspetto a gridare questa parola: "Apocalisse". Aspetto veramente che scoppi una guerra atomica? O che i ghiacciai aumentino il livello del mare di venti metri? O che la temperatura salga fino a farci bollire il sangue? Se proprio occorre una catastrofe riconosciamola: "Quel che sta accadendo su questa terra nell'ultimo decennio è già una catastrofe".
E allora, dice Francesco, "questo è il momento di fare chiasso, di uscire di casa, di andare per strada, chiedendo di ascoltare la voce dei popoli". Gridiamo insieme l'Apocalisse. Così possiamo immaginare un nuovo mondo, un nuovo dinamico equilibrio geopolitico, ambientale, condiviso, ricominciare a sperare, immaginare, vivere guardando verso un orizzonte, ovviamente di pace, amore e serenità, tutti insieme, tornare come in quel tempo in cui si finiva con un "...e tutti vissero felici e contenti". Dai! Io amo l'Apocalisse.
Gabriele Carcano #ilfarmartista
Essere o non essere, qual è il problema?