Purtroppo tali principi e obiettivi sono rimasti sulla carta. Un esempio: nel corso di laurea per farmacisti non vengono dedicati nemmeno 3 minuti alla Storia della Medicina, alla Filosofia della Salute e alla Educazione Sanitaria. Come si fa a promuovere una coscienza se non si ha conoscenza e consapevolezza di ciò che si deve comunicare?  Personalmente sono un autodidatta.

Un giorno chiesi a degli studenti che desideravano fare tirocinio nella nostra farmacia: “Che cosa è la Salute?” “Che significa ‘farmaco’?”. Ho ricevuto solo un significativo silenzio misto a curiosità. Mi ascoltavano interessati e alla fine esclamavano: "Ma questo non ce lo hanno detto!". Eppure stavo semplicemente raccontando il significato della parola 'farmaco'.  

Quando mi son trovato, mio malgrado, a ricoprire la carica di Presidente di Consiglio di Istituto, Alberghiero e Scientifico, ho potuto verificare la situazione riguardo la Educazione alla Salute nelle scuole. Inesistente. Alcuni non sapevano che esistesse la Educazione alla Salute. Chi mai può essere in grado di educare se non è stato educato? No, i nostri anziani genitori lo hanno fatto, è roba della nostra generazione. Ne ho parlato nel libro. "Report Scuola@Salute"

Nel Report è  abbiamo analizzato la malattia e trovato la causa in un virus assai strano, un virus infame che coinvolge il linguaggio,  “si attacca alla parola e la muta di significato”. Così si perde il vero significato dei termini. La ‘Scuola’ diventa ‘Azienda’, la ‘Farmacia’’ è ‘Impresa’, la ‘Salute’ ‘Merce’.

Eppure, volenti o nolenti, tutti noi, nessuno escluso, siamo educatori. Qualsiasi cosa noi si faccia o si dica, se riferito ai valori, è comunque un atto educativo. Quel che noi genitori, insegnanti, farmacisti, possiamo fare in tale contesto è semplicemente tentare di ridare senso alle parole, a cominciare da 'Farmaco',  'Educazione', 'Salute'.

Secondo la legge italiana tutti noi siamo  “facilitatori di salute”.