“Trovare un errore vuol dire che c’è la cosa giusta. Un errore è altrettanto assoluto quanto la verità. Io penso che la capacità di riconoscere un errore sia splendida quanto quella di trovare la verità.”
Si dice che i grandi matematici vivano l’orgasmo della ‘dimostrazione’, provocato dalla scoperta di un misterioso mistero: “Il cerchio è un poligono regolare con un numero di lati infinito”, una definizione che ti evapora subito dalla testa.
Se divido 10 per 3 ottengo 3,3333333 all’infinito, è un numero periodico, che non finisce mai, ma almeno sappiamo dove va a finire anche se non finisce. In un cerchio il rapporto tra diametro e circonferenza è un numero infinito dentro un altro infinito. È un 3 virgola 14 seguito da numeri sempre diversi, che non si possono prevedere, occorre calcolarseli uno per uno, all’infinito, appunto. Nemmeno Dio sa come finisce il PiGreco, è un “numero irrazionale trascendente aperiodico.”
Il fantastico di tutto ciò sta nel fatto che questi maledetti numeri irrazionali sono molto di più di quelli definiti naturali, anche se sono infiniti. Insomma: l’infinito è talmente infinito da contenere infiniti infiniti. Stupendo, nell’infinito ci sono tanti infiniti, ci si perde come nel labirinto di specchi del Luna Park. Questi numeri pazzi definiscono un mondo indefinibile, quello spazio vuoto, quel buio vibrante, matematicamente reale, in cui noi ci muoviamo continuamente.
I numeri irrazionali vincono “ogni tentativo di pixelizzare, categorizzare, dividere a pezzettini”.
Quando facciamo un cerchio con le braccia non ci muoviamo a scatti, siamo fluidi perchè giochiamo con il vuoto. “
Ecco, dov’è l’errore. Meraviglioso”.
Tratto da La Spilla del Farmacista,libro terzo: I SImboli della Salute